STUDI – RICERCHE

Censimenti, mappature e rilievi agro-forestali – 
Predisposizione richieste di finanziamenti (Interreg, PSR, Equal, Leader, Life..) – 

 

Realizzazione di attività e studi di supporto finalizzati alla stesura di Piani di Governo del Territorio.





Redazione cartografia del settore agricolo / forestale, con analisi del paesaggio agricolo, della rete ecologica e della consistenza aziendale nell’ambito della stesura del PGT dei comuni di:

  • Cermenate (CO),
  • Cambiago (MI)
  • Vidigulfo (PV)
  • Bornasco (PV)
  • Rea (PV)
  • Portalbera (PV)
  • Zinasco (PV)
  • Barbianello (PV)
  • Santa Cristina e Bissone (PV)
  • Robecco Pavese (PV)
  • Pinarolo Po(PV)
  • Lungavilla (PV)
  • Castelletto di Branduzzo (PV)
  • Bastida Pancarana (PV)
  • Gerenzago (PV)
  • Verrua Po (PV)
  • Voghera (PV)
  • Siziano (PV)
  • Mornico Losana (PV)
  • Corvino (PV)
  • Torricella (PV)
  • Oliva Gessi (PV)
  • Miradolo (PV)
  • Candia Lomellina (PV)
  • Chignolo Po (PV)
  • Corana (PV)
  • Torrevilla e Bascapè (PV)
  • Varzi (PV)
  • Brallo di Pregola (PV).

Committente e partner di progetto: Studio Mossolani Mario, urbanistica architettura ingegneria – Casteggio (PV).

Collegamenti

Redazione Programma Pluriennale degli Interventi del Parco delle Roggie.

L’Amministrazione Provinciale di Milano, con Delibera di Giunta n. 849 del 12/11/2007, ha provveduto a riconoscere, secondo quanto previsto dalla L.R. 86/83 e s.m.i., l’interesse sovracomunale del Parco Locale denominato “delle Roggie”, che interessa il territorio dei Comuni di Arconate, Dairago e Magnago, nell’alta provincia milanese.

La gestione amministrativa del Parco, a seguito di apposita convenzione sottoscritta in data 28/01/2011 dagli enti interessati (Sindaci dei Comuni di Arconate, Dairago e Magnago), è stata affidata al Comune di Magnago, riconosciuto quale capofila del progetto, che provvede ad espletare i compiti necessari al buon funzionamento del PLIS, secondo le finalità dichiarate nel documento costitutivo presentato all’ente provinciale.

A tal fine, ed in accordo con quanto previsto dalla specifica normativa, l’amministrazione capofila ha affidato con determinazione n. 492 del 29/07/2013 ai professionisti Dott. Niccolò Mapelli, Dott. Daniele Piazza e Dott.sa Valentina Carrara, l’incarico di redigere il Programma Pluriennale degli Interventi (PPI) del PLIS, che avrà valenza decennale (annualità 2014/2023).

 Tale strumento, è in corso di definizione e sarà composto dalle seguenti sezioni:

PARTE PRIMA: una relazione descrittiva del Parco locale e delle sue caratteristiche ambientali e socioeconomiche;

PARTE SECONDA: un’agenda interventi, in cui si analizzano nel dettaglio le singole azioni attuabili nel prossimo decennio;

Redazione Programma Pluriennale degli Interventi del Parco dei Colli Briantei.

Il Parco Locale di Interesse Sovracomunale dei “Colli Briantei” si sviluppa all’interno dei territori comunali di Arcore, Camparada ed Usmate Velate, occupando una superficie complessiva di 536 ha.
Il territorio del Parco è caratterizzato dai rilievi denominati ‘pianalti’, le colline che fanno da preludio alle Prealpi lombarde, a Nord dei centri abitati.
La necessità di tutelare, valorizzare, garantirne la salvaguardia ed il recupero paesaggisticoambientale
degli elementi naturali ed agricoli presenti all’interno di un territorio articolato, che si caratterizza per la presenza del sistema delle colline briantee, ha fatto si che nel 2007 i tre comuni si consorziassero e che chiedessero alla provincia di Milano il riconoscimento del Parco. Nel 2007 la Provincia di Milano con D.G.P. n. 331 del 21 maggio ha riconosciuto il PLIS del Colli Briantei come elemento naturale all’interno della rete dei Parchi provinciali.

A tal fine, ed in accordo con quanto previsto dalla specifica normativa, l’amministrazione capofila ha affidato ai professionisti Dott. Niccolò Mapelli e Arch. Viviana Rocchetti, l’incarico di redigere il Programma Pluriennale degli Interventi (PPI) del PLIS, che avrà valenza decennale.

  Tale strumento, è composto dalle seguenti sezioni:

PARTE PRIMA: una relazione descrittiva del Parco locale e delle sue caratteristiche ambientali e socioeconomiche

PARTE SECONDA: un’agenda interventi, in cui si analizzano nel dettaglio le singole azioni attuabili nel prossimo decennio

Redazione Programma Pluriennale degli Interventi del Parco della Cavallera.



 
L’Amministrazione Provinciale di Milano, con delibera n. 222 del 30/03/2009, ha provveduto a riconoscere, secondo quanto previsto dalla l.r. 86/83 e successive modifiche e integrazioni, la sovracomunalità del Parco locale della Cavallera, che ha sviluppo nel territorio dei comuni di Arcore, Concorezzo, Villasanta e Vimercate.

La gestione amministrativa del Parco, a seguito di apposita convenzione sottoscritta dagli enti interessati (Sindaci dei Comuni di Arcore, Concorezzo, Villasanta e Vimercate), è stata affidata al Comune di Vimercate, riconosciuto quale capofila del progetto, che provvede ad espletare i compiti necessari al buon funzionamento del P.L.I.S., secondo le finalità dichiarate nel documento costitutivo presentato in Provincia.

A tal fine, e in accordo con quanto previsto dalla specifica normativa, il capofila ha affidato con determinazione n. 644 del 15/07/2010 allo studio associato 3Land, l’incarico di redigere il Programma Pluriennale degli Interventi del P.L.I.S., che avrà valenza quinquennale (annualità 2011 -2015).

Tale strumento, composto dalle seguenti sezioni:

PARTE PRIMA: una relazione descrittiva del Parco locale e delle sue caratteristiche ambientali e socioeconomiche;

PARTE SECONDA: una relazione con contenuti propositivi, in cui si presentano le linee guide secondo cui si intende sviluppare il P.L.I.S. e l’area in cui è inserito;

PARTE TERZA: un’agenda interventi, in cui si analizzano nel dettaglio le singole azioni attuabili nel prossimo quinquennio;

  1. 6 allegati cartografici;

risulta conforme agli strumenti urbanistici dei comuni interessati e potrà essere ulteriormente sviluppato con un Piano Attuativo o con specifici Regolamenti d’uso.

La Pianificazione ambientale del P.L.I.S. “della Cavallera”, in accordo con quanto stabilito dall’Amministrazione provinciale di Milano, con delibera n. 222 del 30/03/2009, si espleta attraverso la redazione del presente Programma Pluriennale degli Interventi, riferito, secondo quanto prescritto, ad un arco di tempo di cinque anni (quinquennio 2011- 2015), che, approfondendo le conoscenze del territorio già evidenziate nella relazione costitutiva del Parco, mira a:

  • evidenziare le peculiarità naturalistiche, paesaggistiche, geologiche e geomorfologiche del territorio;
  • analizzare la consistenza dell’attività agricola del Parco;
  • identificare la rete sentieristica a servizio della fruizione, con i relativi punti di accesso (porte del Parco), di sosta e/o osservazione.

Verranno inoltre fornite le linee guida per garantire all’interno del P.L.I.S:

  • la conservazione e il recupero degli ambienti naturali e seminaturali esistenti e la conservazione e valorizzazione dell’impianto paesistico-ambientale;
  • l’aumento della biodiversità;
  • l’utilizzo di specie vegetali e faunistiche autoctone con preferenza per i genotipi locali;
  • progetti volti al miglioramento ambientale, a carattere fruitivo e di ripristino dei beni storico culturali;
  • la conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-culturale mediate azioni per il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio rurale, storico e architettonico, comprensivo delle aree di pertinenza;
  • il recupero dal punto di vista ambientale, idrogeologico ed eventualmente ricreativo delle aree degradate;
  • la fruizione ricreativa, didattica e culturale, con iniziative per il tempo libero e per la fruizione del parco;
  • il raccordo con le aree protette limitrofe attraverso la creazione e/o il mantenimento di corridoi ecologici e di percorsi di fruizione, mediante la creazione di una rete ecologica alla scala sovracomunale e interprovinciale;
  • l’integrazione della molteplicità dei contenuti di naturalità e di testimonianze storico-culturali del Parco, con la realtà urbana della zona insediativa;
  • il potenziamento delle attività didattiche e turistico-ricreative con la creazione di itinerari tematici ai fini di una maggiore conoscenza delle caratteristiche ecologico-ambientali del sito: corsi d’acqua, specie floro-faunistiche, ecc…;
  • lo stimolo all’agricoltura, promovendo le attività agrituristiche, i prodotti biologici e tradizionali, il recupero di aree boschive degradate.

Collegamenti
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Sito del Parco locale sovracomunale della Cavallera

Redazione del Piano Pluriennale degli Interventi (PPI) del Parco Locale di Interesse Sovracomunale della Valle San Martino nei comuni di Erve e Carenno (LC).

L’Amministrazione Provinciale di Lecco, con delibera n. 71 del 29/09/2004, ha provveduto a riconoscere, secondo quanto previsto dalla l.r. 86/83 e successive modifiche e integrazioni, la sovracomunalità del Parco locale della Valle San Martino, che ha sviluppo nel territorio dei comuni di Carenno ed Erve.

La gestione amministrativa dell’area protetta, a seguito di apposita convenzione sottoscritta dagli enti interessati (Comunità Montana Valle San Martino, Comuni di Carenno ed Erve), è stata affidata al Comune di Carenno, riconosciuto quale capofila del progetto, che provvede ad espletare i compiti necessari al buon funzionamento del P.L.I.S., secondo le finalità dichiarate nel documento costitutivo presentato in Provincia.

A tal fine, e in accordo con quanto previsto dalla specifica normativa, il capofila ha affidato con del n.139 del 09/06/2005 ai professionisti Marzia Fioroni, e Niccolò Mapelli, l’incarico di redigere il Piano Pluriennale degli Interventi del P.L.I.S. (D.G.R. 6/43150 del 3/6/99), che valenza quinquennale (annualità 2006 -2011).

Lo strumento di pianificazione è composto dalle seguenti sezioni:

– PARTE PRIMA: una relazione descrittiva del Parco locale e delle sue caratteristiche ambientali e socioeconomiche;

– PARTE SECONDA: una relazione con contenuti propositivi, in cui si presentano le linee guide secondo cui si intende sviluppare gli interventi da attuarsi nel P.L.I.S. e l’area in cui è inserito;

– PARTE TERZA: un’agenda interventi, in cui si analizzano le singole azioni proposte tramite una serie di schede sintetiche, di supporto alla successiva fase progettuali;

– N. 7 allegati cartografici:

– Tavola 1 – Corografia;
– Tavola 2 – Particellare;
– Tavola 2a Carta delle proprietà catastali: Comune di Carenno;
– Tavola 2b Carta delle proprietà catastali: Comune di Erve;
– Tavola 3 – Uso del suolo;
– Tavola 4 -Tipologie forestali;
– Tavola 5 -Indirizzi colturali e viabilità A.S.P.;
– Tavola 6 – Infrastrutture per la fruizione:stato di fatto;
– Tavola 7 – Carta delle azioni di piano;
– un appendice contenente:
– Convenzione per la gestione del delle azioni di piano 

Collegamenti
– 
Sito del Parco locale sovracomunale della Valle San Martino

Realizzazione di attività e studi di supporto finalizzati alla stesura di Piani di Indirizzo Forestale.






Nella Regione Lombardia, il Piano Generale di Indirizzo Forestale rappresenta lo strumento che gli Enti delegati in materia forestale, ai sensi della legge regionale n. 27 del 2004, devono adottare per delineare gli obiettivi di sviluppo del settore silvopastorale e le linee di gestione di tutte le proprietà forestali, private e pubbliche (deliberazione n° 13899 del 1 agosto 2003 – APPROVAZIONE DI CRITERI PER LA REDAZIONE DEI PIANI DI INDIRIZZO FORESTALE, BURL n° 35, serie ordinaria, del 25 agosto 2003 e successive modifiche).

Il Piano Generale di Indirizzo Forestale (P.I.F.) rientra quindi nella strategia forestale regionale quale strumento capace di raccordare, nell’ambito di comparti omogenei, le proposte di gestione, le politiche di tutela del territorio e le necessità di sviluppo dell’intero settore.

La redazione dei Piani di Indirizzo Forestale deriva dalla necessità degli Enti locali (Comunità Montane, Parchi e Provincie) di possedere un esaustivo quadro conoscitivo dei soprassuoli forestali su cui basare la pianificazione e la programmazione delle attività selvicolturali e più in generale di gestione e valorizzazione del territorio boscato e non, per perseguire il miglioramento, il recupero e la razionale gestione delle aree rurali.

Ruralp ha collaborato alla predisposizione dei seguenti Piani: 

  • Piano di Indirizzo Forestale della Val Taleggio (Comunità Montana Valle Brembana)
  • Piano di Indirizzo Forestale della Valle San Martino (Comunità Montana Valle San Martino)
  • Piano di Indirizzo Forestale del Parco di Montevecchia (Parco Regionale di Montevecchia e Valle del Curone)
  • Piano di Indirizzo Forestale del Parco Adda Nord (Parco Regionale Adda Nord) 

Realizzazione di un’indagine sui produttori e coltivatori di piante officinali nella Regione Lombardia, nell’ambito di un progetto finanziato dal Mi.P.A. – per conto dell’Istituto Sperimentale per l’Assestamento Forestale e l’Alpicoltura (ISAFA) di Trento.






Niccolò Mapelli nel 2001 ha ricevuto un incarico da parte dell’Istituto Sperimentale per l’Assestamento Forestale e l’Alpicoltura (ISAFA) di Trento, per realizzare un’indagine sui produttori e coltivatori di piante officinali nella Regione Lombardia.

La ricerca è stata condotta e coordinata dalla Dr.ssa Carla Vernder, di cui si riporta la premessa alla pubblicazione, ed è disponibile in download al termine della pagina.

 L’opportunità di eseguire un’indagine sullo stato della coltivazione delle piante officinali nel nostro paese è nata dalla constatazione che gli ultimi dati riguardanti questo settore risalivano a quasi 10 anni fa (Report piante officinali, stime 1992- edito dall’ISMEA), mentre le ultime stime riguardanti le superfici investite ad officinali nei vari paesi europei e quindi anche in Italia, erano state pubblicate alla fine del 1997, grazie ad uno studio finanziato dalla CEE (Bezzi A., Concerted Action AIR3-CT-94- 2076). Si avvertiva quindi la necessità di raccogliere e di aggiornare le conoscenze su questo settore che, pur se piccolo, a causa della frammentazione dei produttori, dell’elevatissimo numero di specie coltivate e delle specificità regionali, è piuttosto complesso.

Oltre alla stima delle superfici investite che, in quanto tale, pressappoco conferma la modesta

consistenza di questo tipo di coltivazioni in Italia, dalle risposte più o meno dettagliate raccolte con le interviste, sono emerse numerose informazioni di tipo strutturale, tecnico e di mercato (prezzi), utili ad una più approfondita conoscenza di questa realtà, che seppure marginale nel panorama dell’agricoltura italiana, rappresenta un segmento a cui molti soggetti guardano con grande interesse.

La precisione con cui gli intervistati hanno risposto alle domande è stata molto variabile, sia in

funzione della collaborazione offerta dalle singole persone intervistate, sia della determinazione dell’intervistatore. In linea generale vi è stata una certa reticenza e le risposte più dettagliate sono state fornite dai piccoli produttori, mentre i grandi, nella maggior parte dei casi, non hanno fornito informazioni di particolare interesse. Ciò trova una spiegazione oltre che nella naturale diffidenza che ognuno ha nei confronti delle interviste, anche dal fatto che, occupando queste colture un settore di nicchia, qualunque nuova tendenza è in grado di influenzare notevolmente sia il mercato che i prezzi e le trovate veramente innovative, o le impennate nella richiesta di qualche specie nuova, sono tenute, a buona ragione, gelosamente segrete.

Sebbene con quest’indagine non sia stato preso contatto con la totalità dei produttori di piante

officinali, ma solo con un campione, sia perché qualche azienda è sfuggita al rilevamento ed allo stesso tempo alcune grosse aziende del settore non hanno fornito la loro collaborazione, si ipotizza tuttavia, che i risultati ottenuti possano essere rappresentativi della realtà che è stata indagata.

Si ringraziano vivamente tutti coloro che hanno collaborato all’esecuzione di quest’indagine, fornendo le informazioni che hanno reso possibile la compilazione del presente lavoro.

Si ringrazia inoltre il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali per aver messo a disposizione i fondi con cui quest’indagine è stata realizzata, augurandoci che i risultati emersi contribuiscano a mettere meglio a fuoco le problematiche del settore per individuare soluzioni che ne favoriscano uno sviluppo più duraturo, così come sta avvenendo in altri paesi dell’Unione europea 

Dr. Carla Vender

Indagine sulle piante officinali in Italia Download


Ruralp ha collaborato con la Fondazione Fojanini di Sondrio nell’ambito dello studio per l’ottenimento della denominazione IGT (Indicazione Geografica Tipica) dei vini prodotti nelle provincie di Como e Lecco.

L’indicazione geografica tipica “Terre Lariane” è stata riconosciuta dal ministero delle politiche agricole nel corso dell’anno 2008.

L’IGT per le vigne delle province di Como e di Lecco, era in cantiere fin dal 2004 per iniziativa e volontà delle Province di Como e di Lecco.

Il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Tipica per i vini prodotti nel territorio lariano potrà consentire ai viticoltori di acquistare diritti di reimpianto per incrementare le superfici a vite e di accedere a diverse forme di finanziamento per gli investimenti nel settore.

La Fondazione Fojanini di Studi Superiori di Sondrio, già attivamente presente sul territorio con attività di assistenza tecnica altamente qualificata, è stata incaricata dalle due Province di condurre un biennio di studi e di raccolta dati, per costituire il materiale necessario a supporto dell’istanza di riconoscimento.

Ruralp ha collaborato a questo progetto eseguendo i rilievi e le campionature di uve destinate alle microvinificazioni nel territorio della Brianza lecchese, la più importante dal vista produttivo e di maggiore estensione vitata e realizzando inoltre  il censimento e mappatura dei vigneti presenti nella provincia di Lecco.

L’areale di produzione proposto per l’IGT “Terre Lariane” copre infatti il territorio circostante al Lario, la sponda settentrionale del Ceresio e la fascia collinare che abbraccia la Brianza, i laghetti morenici e l’olgiatese, per un totale di 195 comuni, di cui 126 in provincia di Como e 69 in provincia di Lecco.

Tale territorio, estremamente vario al suo interno e ricco di alcuni dei paesaggi più belli dell’ambiente alpino e prealpino, si pone idealmente come elemento di continuità tra le circostanti realtà vitivinicole del Canton Ticino, della Valtellina e delle colline bergamasche.

La viticoltura nel territorio intorno al lago di Como e nelle colline brianzole ha origini molto antiche. Se ne trovano numerosi riferimenti sia nei testi romani che nel corso del Medio Evo e dell’età moderna. Per secoli questi territori hanno prodotto vini (considerati leggeri e rinfrescanti), sia per l’autoconsumo locale che per il mercato, soprattutto di Milano.

E’ però a partire dal 1800 che le testimonianze si fanno più sistematiche e scientifiche, grazie anche all’azione della Commissione Ampelografica, che ha lasciato una precisa elencazione delle decine di vitigni presenti localmente nella seconda metà del XIX secolo (tra cui la celebre Verdesa, tradizionale vitigno bianco della zona).

Il declino della viticoltura, a partire dalla fine del 1800 è stato segnato da diversi fattori: da un lato la comparsa di nuove malattie e parassiti (in particolare la fillossera e la peronospora) che hanno falcidiato i vigneti, prima che si riuscisse a trovare efficaci rimedi; dall’altra l’affermarsi, in alternativa alla vite, della coltura del gelso per l’allevamento dei bachi da seta; infine il diffondersi dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione di gran parte del territorio.

Attualmente nelle province di Como e di Lecco i vigneti coprono una superficie compresa tra i 70 e i 100 ettari. Le maggiori estensioni sono concentrate nella zona di Montevecchia, nella Brianza lecchese, dove sono presenti oltre 50 ettari di vigneti, con conduzione professionale. Estensioni interessanti si trovano anche nell’alto Lario, dove il Domasino risente dell’influenza della vicina viticoltura valtellinese, e dove negli ultimi anni si sono visti forti segnali di ripresa d’interesse da parte dei viticoltori.

Anche nella parte occidentale della provincia di Como, sia sulla sponda del Ceresio che nelle colline dell’olgiatese, si osservano segni di ripresa, grazie alle favorevoli condizioni orografiche ed all’influenza esercitata dalla contigua viticoltura ticinese.

A dispetto della limitata estensione cui si sono ridotti i nostri vigneti, tutti gli studi indicano che le condizioni climatiche ed ambientali presentano ottime potenzialità per il rilancio di una viticoltura di qualità.

Tuttavia a questo sviluppo si oppongono limiti ed ostacoli di natura economica e normativa. Infatti la maggior parte delle aziende viticole sono di dimensioni troppo piccole e di struttura troppo antiquata per poter affrontare le sfide poste dal mercato.

D’altra parte il quadro normativo comunitario consente di incrementare le superfici vitate e di affrontare i necessari investimenti solo in presenza di denominazioni riconosciute (IGT, DOC o DOCG).

Il riconoscimento della IGT “Terre Lariane” può costituire una prima risposta per il superamento di tali difficoltà.

Areale di produzione autorizzato Download

Realizzazione di attività e studi di supporto finalizzati alla stesura di Piani di Assestamento Forestale.




Secondo quanto indicato nella deliberazione regionale n° 13899 del 1 agosto 2003 il Piano di Assestamento Forestale (P.A.F.) è lo strumento di gestione di un complesso forestale (bosco o superficie silvo pastorale) di un singolo proprietario o di più proprietari associati o consorziati: in altri termini il piano di gestione di un’azienda forestale. I criteri esposti nella delibera sopracitata attribuiscono ai Piani di Indirizzo Forestale l’identificazione dei complessi boscati da sottoporre a piani di assestamento forestale, ordinari e semplificati, secondo tre differenti classi di priorità (alta, media, bassa). Questa classificazione indica su quali piani investire prioritariamente.

Secondo la nuova concezione regionale, i piani di assestamento forestale si distinguono in ordinari e semplificati.

I piani di assestamento forestale ordinari sono previsti per “complessi forestali” con funzione prevalente produttiva, in cui si prevedono utilizzazioni boschive di valore tale da poter giustificare il costo di elaborazione del piano medesimo.

I piani di assestamento forestale semplificati, consistenti in strumenti di analisi e, soprattutto, di gestione selvicolturale più economici, agili, sono previsti per i boschi con funzione multipla. Questi piani prevedono specifici studi settoriali riguardanti la ricostituzione boschiva, la valorizzazione naturalistica, l’analisi degli aspetti di varietà ecologica e di diversità ambientale, la tutela e conservazione degli ambiti a rilevanza storico-colturale o faunistica od altro ancora. I rilievi dendrometrici, il calcolo o la stima delle provvigioni e delle riprese sono effettuati con criteri speditivi.

Alla luce della nuova concezione assestamentale la Regione Lombardia ha conferito all’ERSAF l’incarico di rivedere i criteri per la redazione dei piani di assestamento forestale.

Infine, ai sensi della nuova legge forestale della Regione Lombardia (l.r. 27/2004) i piani di assestamento forestale, unitamente ai piani di indirizzo forestale, vengono recepiti dalla pianificazione di livello comunale (PRG), in particolare la delimitazione delle zone a bosco e le prescrizioni relative alla trasformazione dei comprensori boscati. I PAF vengono approvati dagli enti gestori dei parchi e riserve regionali, dalle comunità montane, dalle provincie per i territori di rispettiva competenza e hanno durata di 15 anni, eccezionalmente di 10.

Per la redazione dei nuovi piani di assestamento non si applicano più i criteri previsti dalla D.G.R. 53262 del 21/03/1990, bensì l’applicaztivo informatico “Progettobosco” predisposto nell’ambito del progetto di ricerca del Ministero “Riselvitalia 4.2”.

Ruralp ha collaborato, per conto dei dottori forestali Nicola Gallinaro e Bruna Comini, alla predisposizione dei seguenti Piani: 

Un’idea delle guide apine Andrea Savonitto e Giovanni Poli, sviluppata da Ruralp con la predisposizone di uno studio di fattibilità per la fruizione turistico – sportiva nelle vicinanze dell’area del Resegone.

Il progetto racchiude un insieme di proposte pensate per l’ organizzazione di un sistema di promozione e gestione di attività sportive nel Parco locale della Valle San Martino, tramite l’attuazione di interventi correlati alla fruizione turistica, sportiva e sociale, delle risorse ambientali e storiche proprie del territorio con la finalità di promuoverne la più ampia frequentazione.

Frequentazione alpinistica: con la realizzazione di opere di attrezzatura secondo i migliori standard delle falesie e pareti naturali, di ottima roccia, potenzialmente paragonabili ai vicini centri di arrampicata del lecchese.

 Frequentazione escursionistica: con il rilievo, la tracciatura e la messa in sicurezza dei percorsi all’interno dell’areale interessato dalle opere, in correlazione con le stesse e con la rete sentieristica esterna.

Frequentazione turistica e didattica della Gola del Torrente Gallavesa: con interventi finalizzati alla progettazione, la pulizia e la sistemazione adeguata del tracciolino (ex condotta idroelettrica in disuso) all’interno della gola del torrente, il cui tracciato potrà consentire la visita, per gruppi guidati, di uno degli ambienti più suggestivi dell’intero comprensorio turistico caratterizzando fortemente le località con un intervento di recupero di ex manufatti industriali, caratteristici, particolari e di grande interesse didattico.

Titolo del progetto: “Progetto operativo per lo Sviluppo Alpinistico del Monte Spedone” in comune di Erve, Calolziocorte, Carenno e Vercurago (LC).
Committente: Comunità Montana Valle San Martino.
Ideatori: Guide Alpine Andrea Savonitto e Giovanni Poli

Ruralp ha realizzato un’indagine delle proprietà catastali, su incarico del Parco Regionale dell’Adda Nord, nell’area della Riserva Naturale della Palude di Brivio (LC).

 

Il progetto, commissionato dal Parco Adda Nord, quale soggetto gestore della Riserva Naturale della Palude di Brivio, ha individuato su apposita cartografia le proprietà del Parco in relazione a quelle dei diversi soggetti privati che caratterizzano il territorio della Palude, unitamente alla rete viabile e sentieristica esistente per il collegamento o raggiungimento di determinate aree di interesse naturalistico e faunistico.

L’elenco delle particelle catastali censite è pari a quasi 500 unità, di cui per la gran parte è stato possibile risalire alle rispettive proprietà.

IMMAGINI 

Rilievo catastale Download

Rilievo catastale sovrapposto al fotogrammetrico comunale Download

Incarico per il censimento delle aziende agricole e definizione di un piano di interventi di sostegno e valorizzazione. Parco del Molgora.



La necessità di possedere un esaustivo quadro conoscitivo del territorio agricolo, su cui basare la pianificazione e la programmazione delle iniziative di gestione e valorizzazione delle attività agricole, ha indotto il Parco del Molgora a dare avvio ad una serie di specifici approfondimenti, anche in relazione alla concomitante stesura della proposta di piano particolareggiato.

 

L’obbiettivo dell’indagine speditiva, avvenuta tra dicembre 2004 e gennaio 2005, partendo dall’analisi dei dati territoriali già presenti (Cooperativa REA. Anno 2003) si è tradotto nel censimento delle aziende agricole dei nove comuni del Parco, mediante la stesura di un elenco aziendale comprensivo dei seguenti dati di anagrafica aziendale, delle superfici utilizzate, dell’indirizzo produttivo, della consistenza zootecnica, della qualifica agrituristica o didattica e delle indicazioni sulla manodopera aziendale.

Il lavoro è stato organizzato mediante la realizzazione di un data base in Access collegato ad un software GIS (MapInfo – anche per dare continuità al lavoro REA 2003) il quale consente di effettuare una serie di analisi ed elaborazioni a seconda delle informazioni via via necessarie.

Il censimento contiene al suo interno una serie di analisi e di dati, tra cui:

  • La ripartizione delle aziende agricole per comune
  • Ripartizione delle aziende per tipo di produzione prevalente e per comune
  • Ripartizione dei capi per comune
  • Uso delle superficie agricole
  • Età dei conduttori di aziende agricole
  • La natura giuridica

In totale, le aziende agricole sono 93 e la ripartizione sul territorio dei comuni del Parco è come segue :

Comune

N°Aziende

Agrate

18

Burago

2

Bussero

9

Caponago

7

Carnate

5

Carugate

5

Pessano

15

Usmate

10

Vimercate

22

TOTALE

93

Per maggiori informazioni: scrivi@ruralp.it

Collegamenti
– 
Parco del Molgora

Redazione del Piano di Settore Agricolo del Parco Regionale di Montevecchia e Valle del Curone.

L’agricoltura praticata nel Parco di Montevecchia comprende una molteplice gamma di attività ed ambienti, tali da racchiudere in sé uno “spaccato” quasi completo di tecniche, prodotti, terreni e risorse.

Nel Parco non c’è una coltura dominante, una spiccata specializzazione od uno standard comune, bensì una miriade di situazioni differenti che aumentano significativamente la diversità e la ricchezza del patrimonio rurale locale. Il territorio agricolo è pari ad oltre un terzo dell’intera estensione (2.355 ettari), raggiungendo uno sviluppo di circa 900 ettari.

La rimanente quota è identificabile nelle superfici a bosco, ammontanti a 1.042 ettari, lasciando quindi i residui 409 alle aree urbanizzate, alle superfici improduttive ed agli insediamenti artigianali e produttivi.

Il censimento agricolo effettuato nel dicembre 1999 ha individuato 97 aziende presenti nel Parco.

Nell’area agricola pianeggiante del Parco (circa 400 ha) si trovano tipicamente le aziende cerealicole zootecniche, con allevamenti di bovini da latte tra i più significativi dell’intera Provincia di Lecco , alimentati con una base di mais, foraggio ed orzo coltivati in rotazione negli estesi seminativi; soprattutto negli ultimi anni queste colture tradizionali hanno lasciato spazio ad impianti specializzati di orticole sotto tunnel (insalate, fiori di zucca, erbette..) o ai vivai in pieno campo di piante ornamentali.

In ambito collinare (circa 500 ha), oltre alle erbe officinali ed ai vigneti tipici dei terreni terrazzati, trovano spazio attività legate all’apicoltura, agli allevamenti ovi-caprini per la produzione dei formaggini freschi, alla coltivazione di piccoli frutti, alle primizie (piselli, taccole, zucchine…).

Sommario e presentazione del Piano Download

Carta delle giaciture Download

Carta delle produzioni prevalenti Download

Carta dell’uso del suolo Download

Collegamenti
– 
Sito del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone

Grazie alla sua rete di collaboratori, Ruralp è in grado di offrire personale qualificato per censimenti, rilevazioni o attività di monitoraggio faunistico.

 











La L. 157/1992 e la L.R. 26/1993 (legge regionale della Regione Lombardia) costituiscono un punto fondamentale per la gestione e la pianificazione del territorio ai fini della tutela della fauna selvatica. Tali norme, contenute all’interno del Piano Faunistico Venatorio (PFV), riconoscono la necessità di una pianificazione diretta della componente naturalistica del territorio, anche attraverso progetti di riqualificazione dell’ambiente e di ricostruzione attiva degli elementi che lo compongono. L’approccio più adeguato per ottenere un aumento della fauna selvatica o la sua semplice conservazione è quello di intervenire sulla qualità del territorio, piuttosto che con misure dirette sulle popolazioni considerate (es. ripopolamenti o reintroduzioni).

Il Piano Faunistico Venatorio fornisce indicazioni relative alla definizione degli ambiti territoriali di caccia, delle Oasi di protezione e delle zone di ripopolamento e cattura, nonchè individua sul terriorio le aree protette, le aziende venatorie, le zone di addestramento dei cani e gli appostamenti fissi.

La pianificazione venatoria, strettamente relazionata a quella del P.T.C.P., considera il concetto di rete ecologica provinciale come basilare nell’individuazione e nella collocazione degli istituti normativi (oasi di protezione, zone di ripopolamento, ecc.), intervenendo in modo sinergico con la pianificazione territoriale al fine di garantire le condizioni ottimali per la conservazione di flora e fauna, in base a quanto stabilito dalla vigente normativa.

Ruralp ha eseguito dei rilievi per il dott. for. Nicola Gallinaro nell’ambito della realizzazione di uno studio faunistico per la tutela e l’incremento della presenza del gallo forcello (Tetrao tetrix) sulla Grigna meridionale, commissionato dall’Amministrazione provinciale di Lecco.





 

“La coltivazione della salvia e del rosmarino nel Parco di Montevecchia”. Attività dimostrativa ai sensi del Reg. CEE 2078/92 misura H coordinata da Niccolò Mapelli in collaborazione con il Dipartimento di produzioni vegetali – Facoltà di Agraria di Milano.

In conformità a quanto previsto negli obiettivi del Programma Agroambientale Regionale attuativo del regolamento CEE 2078/92, il Consorzio Parco Regionale di Montevecchia e Valle del Curone ha beneficiato delle azioni formative per promuovere ed incentivare la diffusione delle disposizioni comunitarie per un’attività agricola a minor impatto ambientale.

Tra gli strumenti a disposizione, quello delle attività dimostrative è stato scelto come modello per le azioni intraprese a favore dei coltivatori di piante aromatiche / officinali.

La diffusione di metodi produttivi di tipo integrato, nel rispetto dei Disciplinari e degli impegni previsti dal Reg. CEE 2078/92, rappresenta un primo passo verso un livello qualitativo (per l’uomo e per l’ambiente) più elevato rispetto a metodi di tipo tradizionale. Essenziale è quindi un ruolo propositivo e di indirizzo agro-ambientale per una corretta gestione dell’impresa agricola, anche dal punto di vista economico-finanaziario, alla luce del continuo aggiornamento richiesto per adeguarsi alle nuove normative comunitarie.

L’attività dimostrativa realizzata ha avuto durata pluriennale (minimo tre anni) mirando ad applicare e comparare le diverse tecniche produttive per le principali piante officinali del territorio (salvia e rosmarino), conseguentemente all’introduzione di metodi di agricoltura biologica (misura A2) ed in presenza di riduzioni di concimi e fitofarmaci (misura A1), rispetto alla tecnica definita “convenzionale”.

Tali attività si sono svolte direttamente sui terreni di alcune aziende aderenti al regolamento e rientranti nel progetto comprensoriale predisposto dall’Ente Parco.

In particolare, nella prima parte del progetto, si è reso necessario eseguire studi, ricerche bibliografiche, analisi ed approfondimenti, su queste colture officinali tipiche dell’area collinare del Parco, di cui non esisteva sufficiente documentazione ufficiale e non rientranti tra l’altro nei disciplinari produttivi regionali.

La produzione locale, a dispetto della relativamente modesta superficie agricola interessata, è tale da soddisfare gran parte delle richieste dei distributori e dei grossisti dei mercati generali di Milano e provincia, tranne nei mesi più freddi del periodo invernale, in cui le produzioni rivierasche liguri sopperiscono agli inevitabili cali produttivi.

Parte dei dati e dei risultati dell’attività hanno costituito  inoltre la base per l’avvio di studi e progetti di fattibilità per l’istituzione e la creazione di un marchio del Parco, per quei prodotti ottenuti con tecniche di coltivazione a minor impatto ambientale o di tipo biologico, rispondenti comunque a definite caratteristiche qualitative.

Niccolò Mapelli, tecnico incaricato di condurre l’attività dimostrativa per conto del Parco Regionale di Montevecchia, ha provveduto inoltre ad organizzare periodicamente degli incontri per gli imprenditori agricoli di piante officinali operanti sul territorio, nonchè ai titolari delle aziende direttamente coinvolte dal progetto. Tali incontri sono serviti per confrontare le esperienze in atto, acquisire dati ed informazioni di sperimentazioni ed analisi, verificare l’andamento stagionale in relazione a fitofagi e patologie, divulgare notizie ed aggiornamenti su regolamenti, contributi e nuove opportunità.

La divulgazione dei dati e dei risultati raggiunti aveva lo scopo di sensibilizzare e coinvolgere attivamente quanti più imprenditori della zona, potenziali beneficiari del Programma.

Per l’attuazioone del Ptrogramma dimostrativo sono stati coinvolti altri soggetti ed in particolare l’Università di Milano (Facoltà di Agraria – Istituto di agronomia), mediante un’apposita convenzione per lo sviluppo della parte scientifica e del programma di lavoro.

Il programma di attività dimostrativa si è così articolato:

  • Individuazione di cloni certificati locali e di diverse provenienze e produttività con relative malattie ed avversità;
  • Messa a punto di agrotecniche per miglioramento quali/quantitativo;

– Fertilizzazione (fase iniziale)

– Densità (successivamente ai cloni)

– Irrigazione.

 La tempistica è stata programmata in modo da dedicare la stagione invernale alla prima fase (punto 1), per poi iniziare ad operare “in campo” (avvio del punto 2) nella successiva epoca primaverile fin dal risveglio vegetativo, al fine di non slittare alla successiva annata agraria.

L’obiettivo del progetto è stato quello di determinare quale tecnica colturale meglio si adatta alla coltivazione delle piante officinali del territorio, introducendo elementi che comportassero un miglioramento delle condizioni agro ambientali ed economiche delle imprese agricole coinvolte in modo da mantenere, diversificare (introducendo anche altre officinali) e possibilmente incrementare le superfici destinate a tali colture, con positivi effetti sul recupero di terreni terrazzati in via di abbandono e come mezzo di stabilità del suolo.

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